Testimonianze

Eric Remer
Il mio nome è Eric Remer, ho 28 anni e studio medicina ad Haifa, in Israele. Ho partecipato al Campo Internazionale, organizzato dall’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira in Castiglione della Pescaia, dall’8 al 18 agosto 2007.
E’ stato molto emozionante venire al campo e avere l’opportunità di incontrare e conoscere persone provenienti da diversi paesi e dialogare con loro. Soprattutto mi ha interessato ascoltare le sensazioni del gruppo palestinese ed il loro punto di vista, perché geograficamante viviamo nelle vicinanze e condividiamo un conflitto ma, come persone, raramente abbiamo la possibilità di sedere e parlare senza mediazione di politici. La mia aspettativa principale era quella di conoscere persone e trovarmi in sintonia con loro a prescindere dalla religione, dalle convinzioni e dalle idee politiche. Dopo aver creato questa “sintonia”, mi sono interessato a discutere con loro il tema del campo “Persone, Comunità, Stato”, più a livello personale.
Sono contento dei legami che sono riuscito a stringere con i partecipanti provenienti da diverse parti del mondo. Alcuni di questi legami sono ancora vivi tutt’oggi e spero rimangano tali anche in futuro. Sono rimasto molto impressionato dall’organizzazione, l’ospitalià e i sinceri propositi dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira di costruire un mondo di pace, e dai loro sforzi di rendere il mondo un posto migliore in cui vivere.
Infine vorrei dire che il campo mi ha fatto mettere a fuoco l’idea che le basi della pace e di un sano dialogo vengono direttamente dalle persone, da tutti quelli che, uno ad uno, desiderano dare il loro contributo, che guardano oltre l’orizzonte e che non si soffermano sul passato.
Vivendo insieme condividiamo i pasti e le attività quotidiane, ci siamo avvicinati gli uni agli altri e abbiamo vissuto pacificamente e in armonia. Dopo aver provato che questo è possibile tra poche persone, credo che possa realizzarsi anche con molte.
Eric Romer (Israele), campo internazionale 2007
Mario
Nella mia esperienza, i campi internazionali hanno significato relazionarsi con persone provenienti dai più vari angoli del globo, unite da un sottinteso obiettivo comune: condividere un luogo d’incontro in cui l’umanità di ciascuno sia conosciuta e valorizzata in ogni momento della giornata, creando così in concreto le condizioni per un dialogo aperto nel rispetto delle identità, religiose e culturali, di ciascuno.
Il campo mi ha permesso di condividere interessanti spazi di confronto in un’esperienza di vita “integrale” basata sulla dimensione comunitaria. Apprezzo molto che le giornate siano state in quest’ottica alternate da momenti di riflessione, di gioco e di permanenza sul mare, sempre scandite dalla preghiera. “Un’opportunità unica per allargare i contatti personali e dare maggiori capacità di comunicare in un contesto multiculturale” come anche altri hanno detto. Ancora una volta mescolare nazionalità e culture è stata una scommessa vinta, la prova di una convivenza tangibile e non esclusivamente teorizzata da grandi personalità che il campo lo concepirono e promossero, come Pino Arpioni e Giorgio La Pira.
Flavio
“Sempre devi avere in mente Itaca,
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa’ che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
 
E se la trovi povera,
non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio,
con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”
                                                                                          Tratto da Itaca di Kostantin Kavafis
Penso che il viaggio di ciascuno di noi sia il dono più grande che ci sia stato dato, la meta sarà solo una conseguenza.
Nostro dovere arricchire questo viaggio di tappe significative.
La possibilità di conoscere, ascoltare, imparare e comprendere ci aiuta ad essere persone libere da una scuola di pensiero sempre più diffusa che da sempre più valore all’apparire rispetto all’essere.
Sicuramente una tappa importante nel mio viaggio sono stati 10 giorni in cui ho parlato, mangiato, riso, condiviso… vissuto con ragazzi così diversi da me, e alla fine così uguali
“…che cos’altro ti aspetti?”
Constant
La Vela: il villaggio dei sogni
Un villaggio senza confini
un luogo Unico
il villaggio di speranza
il villaggio di tutti
un crocevia
un luogo di incontro, condivisione, riflessione, sperimentazione, di scoperta di dare e ricevere, di divertimento, di riposo…
è una scuola in tutto.
Alla Vela, si sta bene
la Vela è un sogno
Il campo internazionale ha mosso in me lo spirito di comunità, di riflessione continua, di mondialità, mi ha fatto capire che la diversità è un valore nascosto dai nostri pensieri, dai nostri egoismi, che non ci danno mai Tempo per dedicarci alla ricerca del Vero.
Lì, c’è occasione di fermarsi un po’…
E’ un’esperienza che ci mette tutti intorno ad una sola tavola, per condividere e riflettere per una causa comune, che è “la riconquista di una vita dignitosa di tutti gli esseri umani nel mondo intero, secondo il disegno di Dio”.
Ecco, così possiamo costruire un nuovo mondo:
un mondo come la Vela
un mondo unito
un mondo più umano
un mondo più fraterno
un mondo più giusto.
Un mondo dove la dignità umana è regola quotidiana e fondamentale.