Firenze, 3.XII.2014 * Chiesa dell’Annunziata * Memoria di San Francesco Saverio
Santa Messa in suffragio di Pino Arpioni
Colletta
O Dio, che hai chiamato molti popoli dell’Oriente alla luce del Vangelo, con la predicazione apostolica di san Francesco Saverio, fa’ che ogni comunità cristiana arda dello stesso fervore missionario, perché su tutta la terra la santa Chiesa si allieti di nuovi figli.
Is 25,6-10a
In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
Sal 22 (23) Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia. // Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. // Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. // Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.
Mt 15,29-37
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
all’inizio
Carissimi,
sono contento di essere qui a celebrare l’Eucaristia con voi per un comune amico, Pino, che certamente dall’alto sorride e intercede per noi.
L’ho incontrato in realtà poche volte, alcune a Rhêmes, nella mia casa parrocchiale, e una volta a La Vela, a casa sua, dove aveva invitato e accolto per un campo scuola alcuni ragazzi della mia parrocchia, Aldo, Francesco e Luca. Soprattutto a La Vela ebbi la possibilità di parlare con lui da solo. Questo avvenne presto al mattino, su in alto, dove mi aveva chiesto di celebrare la Messa prima di ripartire per la Valle d’Aosta. Non sono mai riuscito a ricordare le parole puntuali di quel colloquio, ma l’impressione di una umanità vera e forte e di una fede limpida e rocciosa rimase scolpita nel mio animo. Fu per me un incontro importante (avevo una trentina d’anni), di quelli che ogni tanto affiorano come luci sul tuo cammino, dei quali non necessariamente parli con altro (lo faccio oggi per la prima volta), ma che ti aiutano a vivere. Ho poi ritrovato i temi e anche le parole di quella conversazione nel volume “Pino Arpioni e la Vela” recentemente pubblicato e che gentilmente mi avete regalato.
È con questi sentimenti che sono qui e mi unisco a voi nella preghiera e porto sull’altare anche la vostra preghiera e la vostra grata memoria al Signore.
Invochiamo la misericordia del Signore…
all’omelia
Il vangelo odierno ci presenta due quadri. Al centro di ognuno di essi sta Gesù, Messia e Salvatore, Colui che porta a compimento le promesse di salvezza di Dio per il suo popolo. Gesù guarisce e dona il pane da mangiare.
Dapprima Gesù è seduto sul monte e la folla si avvicina portando tanti malati perché li guarisca.
Poco prima Gesù agli inviati del Battista che gli chiedevano se fosse proprio lui l’atteso, il Salvatore aveva detto: Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista , gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo (11, 4-5; cfr Is 35, 4-6).
Nei gesti di Gesù a favore dei malati il popolo può riconoscere i segni del tempo messianico e l’azione salvifica di Dio. Laddove Dio è presente l’uomo è restituito alla sua dignità, alla sua bellezza.
Vorrei rileggere con voi alcune parole pronunciate da Pino a Nomadelfia nel 1999:
Ed ecco lo sfascio che c’è in Italia … c’è una confusione generale, … cinquant’anni fa la semplicità del popolo italiano emergeva, e allora il senso della fraternità, dell’aiuto, del rispetto e in modo particolare dell’unità familiare prendevano il sopravvento sui limiti e sulle debolezze umane che ci sono. Oggi invece la situazione è completamente capovolta. Ecco perché quando parlo con voi di Nomadelfia dico sempre: “tenete presente che avrete un ruolo importante, lo avete anche ora per quello che fate, perché fate una cosa stupenda, ma sono convinto che con il passare degli anni aumenterà questo vostro punto di riferimento perché si sta sfasciando ogni cosa, in modo particolare il concetto della famiglia” … vedremo che cosa succederà, ma dobbiamo aver fede, rimanere forti, essere fermi in modo particolare nei punti essenziali perché, ripeto, dobbiamo avere questo senso che l’umanità ha bisogno di alcuni punti dai quali prendere spunto, ai quali riferirsi, per poter riprendere il cammino.
Proprio in questa vostra meravigliosa città l’anno prossimo celebreremo un Convegno di tutta la Chiesa italiana: In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Ci interrogheremo su come la fede in Gesù può aiutare l’uomo ad essere più uomo. Oggi si pensa che chi crede sia un po’ meno uomo degli altri, meno libero, meno responsabile, meno capace di autodeterminarsi, meno capace di gioire della vita. Ma è vero questo? Davvero incontriamo tanta felicità e pienezza di vita in chi si è allontanato dalla Chiesa? In realtà nell’umanità di Gesù scopriamo il segreto di quello che siamo, come Dio ci ha pensato al momento della creazione; imitando l’umanità di Gesù impariamo ad essere uomini veri «Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo» diceva cinquant’anni fa il Concilio (GS 41). Dunque non meno uomini, come vorrebbe la mentalità di oggi, ma più uomini.
Nel secondo quadro Gesù esprime la sua compassione per la folla e decide di sfamarla compiendo il miracolo e dimostrando ulteriormente il compimento delle promesse messianiche (cfr Is 25, 6 prima lettura di oggi). La folla guarita fa festa. È bella l’immagine della prima lettura di Dio che si mette il grembiule e prepara da mangiare per tutti i popoli. È il gesto del papà e della mamma, di chi ama e si prende cura e dice: “io voglio che tu viva, che tu non muoia!”. Anche questa attenzione ci può rimandare alla memoria di Pino che si è preso cura di tanti. Ma quale era la forza che gli permetteva di fare questo? Viveva e coltivava intensamente l’amicizia con Gesù. Così scrive nella circolare per la Pasqua 1959: Chi potrà amarci profondamente, eternamente in ogni circostanza, con tutte le nostre miserie? Solo Colui che ci ha creati, ed abita in noi, che è intimo a noi più di noi stessi, che ci ha amati fino a dare la sua vita per salvarci. Solo Lui ci è vicino. Egli è l’unico che non manca mai; tutti ci lasceranno, ma Lui non ci lascerà. Anche nei momenti più difficili, più delicati, quando i dispiaceri, le sofferenze ci aggrediranno. Egli sarà con noi; nella ricchezza e nella miseria, nella gioventù e nella vecchiaia, nei momenti di felicità e nei momenti di tristezza … Egli è con noi. Solo Lui non ci abbandonerà mai perché è al nostro fianco dall’alba della nostra vita, perché solo Lui ci ha profondamente, completamente amato.
E noi? Io, vescovo, voi, sacerdoti, adulti, giovani? E noi? San Francesco Saverio ci indica la via da percorrere: ardere del suo stesso fervore missionario, perché su tutta la terra la santa Chiesa si allieti di nuovi figli. Come facciamo ad ardere del suo fervore missionario, cioè come posso io crescere nel desiderio di portare Gesù a tutti? Rispondo con quanto scrive Pino per il Natale 1957: Cosa deve fare il giovane per sentire più viva l’ansia apostolica? Di fronte agli immensi problemi umani, sociali, politici che travagliano la gioventù di oggi e la rendono inquieta che cosa dobbiamo fare noi, giovani cattolici?… vi chiediamo un grande sforzo di pensiero, di preghiera e di azione.
Amici: pregare, pensare, agire! Ecco il vescovo, ecco l’educatore, il sacerdote, ecco il papà e la mamma, ecco il giovane di cui ha bisogno la Chiesa, di cui ha bisogno la nostra società: uomini e donne che pregano per assumere il pensiero di Cristo (1 Cor 2, 16) e per agire nella sua carità!
Opera per la Gioventù “Giorgio La Pira” – Onlus
Via Gino Capponi, 28 – tel. 055.579279 – fax 055.5001107
50121 FIRENZE
3 dicembre 2003 – 3 dicembre 2014
Nell’anniversario della morte di Pino Arpioni,
fondatore dell’Opera
MERCOLEDI 3 DICEMBRE
ORE 18
Basilica della S.S. Annunziata – Firenze
Celebrazione Eucaristica presieduta da
mons. Franco Lovignana
Vescovo di Aosta
“Sì, cari giovani, questi anni di giovinezza hanno un incalcolabile valore: da essi dipende l’indirizzo che prenderà la nostra esistenza. Sono anni decisivi. In questi anni si formano non tanto il geometra, il maestro, il medico o l’operaio scelto, ma si forma l’uomo. Le scelte che faremo durante questi anni in ordine ai fondamentali problemi della vita, decideranno per sempre di essa. Un giovane superficiale, non abituato alla riflessione, accetta facilmente il modo di pensare e di agire proprio dell’ambiente in cui vive, senza preoccuparsi se quel modo di pensare è giusto o no. L’imitazione è uno dei comportamento più semplici e più facili.
E’ la storia di tanti giovani. L’imitazione frutto della mancanza di riflessione e di volontà. E tutto questo non porta altro che all’annullamento della personalità chiudendo ogni possibilità di evoluzione e di progresso. L’imitazione è riproduzione e non produzione del nuovo, cioè creazione. La vita al contrario è continua ricerca di verità; scoperta sempre più completa del significato della vita.
Le idee che avete raccolte e raccoglierete da questi foglietti, il lavoro svolto e che svolgerete, le esperienze straordinarie che avete fatto ai campi-scuola estivi, vi aiuteranno a realizzarvi pienamente e a rispondere con generosità e intelligenza alla vostra vocazione specifica, a fare di voi delle personalità equilibrate e armoniose sul piano naturale e soprannaturale.”
(Pino, ai giovani, Natale 1954)