“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”


Formarsi in vista del servizio educativo
da Prospettive 140
2° trimestre 2012
Il momento della crisi, economica ma prima ancora culturale, ci spinge a dare sempre maggior rilevanza politica e pratica agliaspetti finanziari. Ma proprio mentre siamo spinti a pensare che, ora più che mai, niente sia in regalo, rinasce il fascino della gratuità, di un servizio che sempre si rinnova. Un servizio che coinvolge tutti gli ambiti della nostra vita, dalla politica alla famiglia, fino alla missione educativa. Pensiamo infatti che prima di essere servitori veniamo serviti, prima di essere educatori siamo educati: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt. 10, 8). Questa gratuità preziosa si fa desiderio e necessità di donare agli altri ciò che si è ricevuto, ma nulla si può donare se prima non ci si è aperti a ricevere; infatti fare dono di sé è un atto intimo e profondo che non si può improvvisare, poiché richiede una apertura e una disponibilità totale, in cui ogni capacità e carisma viene messo al servizio dell’altro e niente viene risparmiato o tenuto per sé. Fondamentale è, dunque, la dedizione, una dedizione che nasce non solo dalla coerenza e dalla gratitudine, ma che si fa responsabilità ed esigenza di formazione. Ed è proprio la relazione fra dono di sé e formazione che intendiamo mettere al centro di questo numero di Prospettive, ormai prossimi all’avvio dei campi estivi. Prepararsi a dare significa anzitutto formarsi, e per farlo crediamo sia necessario avere una mente giovane, capace di lasciarsi provocare dalla realtà e di saper cogliere e sfruttare le numerose possibilità del mondo in cui viviamo. La formazione non è poi una semplice raccolta di informazioni, ma è piuttosto un continuo rinnovamento della propria mente, capace di essere elastica ed aperta. E’ acquisizione di strumenti che permettano di leggere ed interpretare la realtà con un occhio attento, necessario per trovare risposte e soluzioni nuove, creative.
Formarsi nella contemplazione
Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti” (Lc 5, 37).
L’otre nuovo è il nostro cuore all’ascolto della Parola di Dio: la contemplazione è primo motore del servizio e della vita cristiana. E’ questa la prima e fondamentale dimensione per un educatore, che è essenzialmente un “uomo d’azione”; i più grandi uomini d’azione sono stati prima di tutto dei grandi contemplativi, poiché è proprio nel silenzio e nel sapersi fermare ad ascoltare che si trovano la forza, il conforto, l’ispirazione ed il discernimento necessari a saper accogliere la storia con le sue problematiche e le sue sfide, e a saperla orientare. Come scriveva La Pira nel 1964 all’amico Fanfani: “il problema storico e politico fondamentale per un cristiano è questo: prendere coscienza del tempo storico in cui si trova, della stagione storica in cui si trova, della giornata storica in cui si trova, come il contadino prende coscienza della stagione in cui si trova, per aiutarla a svolgersi, per aiutare il piano di Dio ad avere attuazione, cioè prendere coscienza della volontà di Dio, del piano di Dio, accettarlo ed operare, pregando, riflettendo, agendo per esso”. E’ da qui che occorre partire: da un rapporto quotidiano con la Parola non solo come conoscenza di contenuti ma come riflessione e stimolo costante che, anche attraverso il metodo della Lectio Divina, la rende viva in ciascuno di noi. E’ dunque attingendo da questo rapporto con Dio che un educatore, e più in generale un laico, realizza pienamente quella che è la sua vocazione: “a loro [ai laici] quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore” (Lumen Gentium 31).
Formarsi nella comunità
Crediamo profondamente che l’ascolto della Parola di Dio ci faccia comunità nel momento in cui si percepisce la vita cristiana come legata non solo al rapporto intimo con Dio, ma aperta a ciò che ci circonda, a quell’insieme eterogeneo (“non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” Gv. 15, 16) tutto permeato dall’appartenenza alla comunità che è Chiesa, corpo di Cristo sulla terra. Da questa esperienza viva di appartenenza nasce la comunione che ci fa vero specchio del volto di Dio. Una comunione che spinge verso l’altro, il prossimo, anche fuori dalla Chiesa stessa. Riteniamo importante che questa dimensione di apertura, di comunità venga sperimentata da chi vuol essere educatore, diventi così la spina dorsale del suo stile di vita: vivere in comunione “affinché l’apostolato non sia esibizione di me, ma irradiazione del Tuo amore.” (Preghiera dell’Educatore)
Formazione e testimonianza
Crediamo che a partire da tutto questo nasca il desiderio di essere testimoni dell’Amore di Dio, in un’opera di formazione continua che diventa il fulcro del nostro agire quotidiano. La formazione non è infatti una semplice capacità prestabilita, ma è contemporaneamente responsabilità e dedizione, è libertà di volersi aprire al confronto con l’altro. L’ascolto che si fa dialogo alla scoperta dell’altro è un elemento che estende le frontiere, arricchisce donando una vista sempre rinnovata, che riesce a cogliere l’altro alla luce di valori ricevuti mediante la Parola, la contemplazione e l’appartenenza alla Chiesa. Siamo certi che la testimonianza non sia unilaterale, ma sia dialogo e al contempo frutto e continuazione di questa tensione formativa. Chiunque testimonia nel servizio, e specialmente nel servizio educativo, sperimenta che “è donando che si riceve” (Preghiera Semplice), e che per essere pronto a ricevere è necessario coltivare una formazione che renda capaci di confrontarsi con le sfide che il nostro tempo ci propone, rimanendo comunque saldi nelle proprie radici; una formazione che non ci faccia mai “sentire arrivati”, ma essere sempre disponibili a lasciarci provocare, stupire da una realtà che cambiando ci arricchisce sempre. Così l’educatore si fa testimone di verità, non dona solo sé stesso, le proprie esperienze i propri principi e valori, ma qualcosa di più grande e bello: il Vangelo non più come lettera morta ma come fuoco vivo; un messaggio contagioso che irradia dalla sua vita, dai suoi comportamenti e dalle sue attenzioni. Il servizio educativo dell’Opera riflette questa esigenza di una formazione continua ed aperta al dono di sé e, attraverso l’attività invernale, ci porta a viverla compiutamente nell’educazione dei più giovani all’interno dei campi estivi che anche quest’anno stanno per iniziare.
da Prospettive 140
2° trimestre 2012
Editoriale