È davvero bello sentire come nel mio cuore, in maniera semplice, stia crescendo l’amore. Ogni volta che incontro nuove persone qua [in Terra Santa], o prendo parte alle attività quotidiane, il mio amore per il Campo cresce sempre di più perché in queste attività e incontri porto la mia storia e le mie conoscenze, e quindi anche l’esperienza del Campo Internazionale, che ormai fa indelebilmente parte di me.

Avere l’opportunità di conoscere persone provenienti da differenti culture, religioni e background è stato una grandissima opportunità. In particolare quando noi Palestinesi abbiamo avuto l’opportunità di discutere del con itto con gli Israeliani, seduti allo stesso tavolo in un modo molto amichevole e paci co. Probabilmente, qua a casa [in Terra Santa] non avremmo avuto la possibilità di farlo, ma ci siamo riusciti al Campo. Questo è ciò che ha reso il Campo unico ed indimenticabile. Inoltre, le

tre religioni abramitiche si sono incontrate in un unico luogo e abbiamo avuto occasione di conoscerci meglio. In aggiunta, le mie conoscenze sulle tematiche ambientali e i cambiamenti climatici sono aumentate grazie alle discussioni che abbiamo avuto al Campo.

Nonostante venissimo da paesi differenti, queste differenze non sono state importanti per me, poiché ci teneva insieme l’amore e l’unità. Ora sono felice di dire di aver trovato una “nuova famiglia”, la famiglia de “La Vela”. È stato duro per tutti noi lasciare quel posto e dire arrivederci, ma non ci dimenticheremo mai dei momenti signi cativi che abbiamo vissuto al Campo. Quindi grazie ancora, ognuno di voi ha lasciato una traccia nel mio cuore e questo aggiunge un’esperienza indelebile alla mia storia personale.

Natalie Murad – Gruppo dei giovani palestinesi

Mi chiamo Leor e sono uno studente di medicina israeliano. Nel maggio 2016, appena niti gli esami nali del semestre, ho trovato una strana email nella mia casella di posta: qualcuno in Italia, chiamato Opera La Pira (non avevo idea di cosa si trattasse, pensavo addirittura fosse una persona) ha deciso di invitare studenti stranieri ad un Campo Internazionale in Toscana per due settimane. Al mare, in Toscana? Sembrava troppo bello per essere vero, quindi ho deciso di fare domanda. Perché no? Sarà sicuramente una bella vacanza, ho pensato.

Ma non è stata semplicemente una vacanza. Voglio dire, è stata una bellissima vacanza: mi sono divertito molto e ho conosciuto tante persone; ho visto posti meravigliosi e mangiato cibo incredibile. Ma ho anche ricevuto qualcosa che non mi aspettavo: speranza.

Cercate di capirmi: per un giovane Israeliano il mondo può sembrare un po’ tetro di tanto in tanto, e dopo tre anni di servizio come soldato nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF), avevo adottato un approccio freddo ed indifferente nei confronti di ciò che mi sta attorno. Non mi interessavo di politica, non mi importava dei Palestinesi, dell’ambiente, di nulla.

Ma poi ho incontrato persone che invece si interessavano, che ci tenevano, che facevano domande, combattevano, ma in modo buono. Persone dall’Italia, dalla Russia, dall’Africa e dalla Palestina che non hanno provato ad in uenzarmi, a cambiare le mie opinioni o forzarmi a fare qualcosa di speci co. Sono semplicemente diventati miei amici e attraverso la loro amicizia ho potuto vedere – di colpo – il mondo come facevo un tempo: con speranza. Sono grato all’Opera La Pira e non per due settimane al mare in Toscana. Nemmeno per avermi dato l’opportunità di incontrare il Papa o vedere il Colosseo. Sarò per sempre grato per Taline, Kaaj, Eduardo, Carlo, Chiara, Valentina, Margherita e tanti altri. È dif cile scrivere qualcosa su di loro. Per molti di voi saranno probabilmente soltanto una lista di nomi. Per me invece rappresentano un’esperienza che non dimenticherò.

Leor Heim – Gruppo dei giovani Israeliani

C’è un ricordo de La Vela che custodirò per tutta la mia vita, un centinaio di persone con diverse idee di felicità condividere in lingue diverse idee e pensieri sotto il cielo notturno, contando in silenzio le stelle cadenti ed esprimendo desideri – probabilmente lo stesso per tutti – il desiderio di un futuro di pace!

Ripensando a tutti quei momenti, non posso fare altro che riportare le parole di Mayakovsky: “Se le stelle sono illuminate, signi ca che qualcuno ha bisogno di loro, che qualcuno vuole che ci siano”, e pensare che il nostro essere insieme, qui, non è stato per caso! Queste conversazioni senza ne nelle due settimane a La Vela, conversazioni tra menti in gruppi di lavoro, tra culture durante le cene etniche, tra religioni durante le preghiere, tra le anime prima di andare a letto, tra musiche sulla spiaggia intorno al fuoco, tutto questo non è stato per caso! Un giorno tutto questo maturerà in una conversazione autentica attraverso Europa, Asia, Medio Oriente, Nord Africa, Africa Sub- Sahariana e America Latina.

Sono diversi decenni che La Vela sta distruggendo stereotipi esauriti, permettendo ai giovani di amarsi ed essere amici lontani dalle divisioni di politica e religione, di credere agli abbracci ed alle risate di un vicino straniero più che ai mass media nazionali, includendo i giovani in discussioni su temi di importanza globale (e, chiaramente, facendoti innamorare della cucina italiana), così che un giorno questi ricordi comuni di una notte stellata cullata dalla ninna nanna delle onde del Tirreno a La Vela superino ogni disaccordo internazionale.

Sono piuttosto sicura che in un futuro prossimo, sulla scena mondiale, qualche dozzina di arabi, di israeliani, di palestinesi, di africani, di italiani, di sudamericani e di russi che ho incontrato al campo saranno collegati con li invisibili, come nel caos apparente del cielo notturno, in un’elegante costellazione, e il nome di questa costellazione sarà sicuramente “La Vela”.

Olga Nilova – Gruppo dei giovani Russi