LA VELA
Questo posto
un pezzettino di Cielo.
Le gente non corre,
non sbuffa per una richiesta d’aiuto;
sorride al mattino,
sorride al pomeriggio,
sorride a sera,
persino nel sonno.
Ogni istante
orgogliosa di essere lì.
Si suda con gioia
si fatica per piacere,
Sì! Ci piace!
Ci piace
pescare un occhio dolce,
una furtiva lacrima
in mezzo ai loro volti.
Ci piace
impastarsi con le loro risa,
vederli felici di essere qui
fra noi e il cielo.
Ci piace
ripensare a loro
a notte fonda,
in ginocchio ai piedi della Croce
pregni di sonno.
E poi
dal luogo più bello del mondo
contemplare luna su mare,
mare su notte.
Questo posto
un pezzettino di Cielo.
Carlo
SUGHERA
Contemplandoti a distanza
vorrei abbracciarti,
dormirti accanto.
Ascoltar le storie delle tue fronde,
delle tue foglie.
Ne avrai viste di scene
di fronte ai tuoi occhi:
Pino, il Professore,
migliaia di ragazzi!
Motori a scoppio
Motori a emozione.
Come nonno
mi racconteresti leggenda;
come mamma
mi culleresti con amore.
Non sentirei la rugiada
come in campo aperto,
non mi bagnerei
come in notti d’autunno.
Affamato di storie
starei ore ad adorare
la tua voce
greve e matura.
Ogni singolo racconto
aggettivo, dettaglio
è pane magico
per i miei denti.
Voglio conoscere
tutto quello che conosci,
o mia Sughera.
Carlo
PREGHIERA
Padre Nostro,
lo sai, per pregarti ci prendiamo le mani.
Ecco, mi stringo
al mio fratello russo e al mio fratello palestinese.
E lo vedi? Laggiù…
Oggi in chiesa è venuto anche il mio fratello israeliano.
Ha detto che voleva
condividere anche questo momento con noi,
perché sa cosa
rappresenta e vuole conoscerlo.
Vedi, Signore,
stavolta sarà tanto più difficile tornare a casa…
Siamo stati fiancoa fianco dieci giorni
nonostante fossimo cattolici, ortodossi, musulmani, ebrei,
siamo stati bene,
e quelle poche tensioni che si sono create sono state sempre risolte;
abbiamo discusso dello sviluppo umano,
che non è quello economico, l’unico di cui si sente parlare,
ma è quello fondato
su collaborazione e responsabilità;
abbiamo sperato
insieme,
e continuiamo a sperarlo,
di poter cambiare qualcosa in questo mondo che non ci piace,
perché, come
diceva Khader, “siamo qui, giochiamo e chiacchieriamo insieme,
ceniamo insieme…
perché non possiamo
farlo anche in Palestina?”
E’ stato bello
vedere quanto i ragazzi israeliani e palestinesi abbiano legato,
tanto da non riuscire
neanche a distinguerli:
una sera hanno
anche deciso di non venire in spiaggia con noi per rimanere al villaggio
e cucinarci un
antipasto della loro terra!
Loro, tutti insieme!
Sai, non mi riesce
trovare più parole per esprimere cosa sia stato questo campo per me,
proprio non mi
è possibile,
perché al di
là dei giochi, degli scherzi e delle discussioni,
delle testimonianze
tanto dure di una Terra Santa spezzata,
della speranza
sofferta ma forte in un futuro diverso, esistono parole per raccontare
della gioia e
della commozione,
del miracolo che
mi è sembrato di vedere in queste amicizie nate così, profonde e difficili,
o degli impegni
presi, delle promesse?
Vogliamo credere
che potremo cambiare qualcosa,
abbiamo fede e
abbiamo entusiasmo, abbiamo anche paura…
Ma liberaci dal
male, Padre,
Tu che puoi farlo,
Tu che sei lo
stesso per tutti noi,
lo stesso che
hanno celebrato i fratelli ortodossi il giorno della Trasfigurazione,
lo stesso che
cantano ogni venerdì i fratelli musulmani,
lo stesso che
pregano la sera dello Shabbat i nostri fratelli ebrei.
Non vogliamo dimenticarci
quello che abbiamo vissuto,
ora che abbiamo
visto come davvero le cose possono essere diverse,
ora che sappiamo
che sono possibili.
E se davvero lo
sviluppo umano comincia da qui, da fede, speranza e carità,
credo e voglio
credere che siamo sulla buona strada.
Amen
Chiara